LA CHIESA MADRE APRE LE PORTE DEL CANTIERE LAVORI
La Chiesa Madre di Noci apre le porte per un intero weekend. Circa 350 nocesi hanno avuto l’opportunità di visitare il cantiere di restauro che sta interessando la Matrice. Nello scorso fine settimana, infatti, a partire dal pomeriggio di sabato 4 marzo, e per tutta la giornata di domenica 5 marzo, i direttori dei lavori, arch. Piernicola Intini e arch. Piero Intini, hanno illustrato ai tanti 'curiosi' accorsi previa prenotazione lo stato di avanzamento dei lavori. L’idea, alquanto originale, è maturata dal proficuo dialogo tra don Stefano Mazzarisi, parrocco della Chiesa Madre, e i funzionari della Soprintendenza, dott.ssa Caterina Annese e arch. Angelamaria Quartulli.
Accolti alla porta dal sig. Franco Curci, che ha curato le prenotazioni, a gruppi ordinati, i partecipanti hanno potuto curiosare nell’area di cantiere, messa in sicurezza dalla ditta appaltatrice Deco Domus, sotto il coordinamento dell’ing. Pietro D’Onghia. Durante la visita gli architetti hanno spiegato alcune ipotesi sulla genesi costruttiva dell’edificio, il progetto in itinere e le fasi raggiunte e ragguagliato i presenti anche su alcuni dei rinvenimenti messi in luce, grazie al lavoro dell’archeologa-antropologa, dott.ssa Angela Sciatti, purtroppo assente per motivi di lavoro.
Dalle pagine social della Parrocchia si apprende che «in attesa di distendere i nuovi cavidotti per l’impianto elettrico che percorreranno perimetralmente la chiesa si è completato lo scavo dell’anello servente. Lo scavo archeologico nella cappella della Santissima Trinità, dopo la momentanea rimozione dei lastroni che ne formavano il pavimento, si è attestato in prossimità dell’altare maggiore. In seguito, in accordo con la Soprintendenza, si procederà a successive indagini delle strutture intercettate: i cambiamenti apportati al palinsesto chiesastico nel corso dei secoli, purtroppo, hanno reso difficile, se non impossibile, risalire alla prima stesura dell’organismo architettonico».
Molta curiosità hanno suscitato i due ambienti ipogei intercettati nella navata centrale; seppur conosciuti agli addetti ai lavori, non vi era mai stata la possibilità di raccontarli e mostrarli al pubblico in alcune immagini raccolte durante i lavori.